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Malattie autoimmuni

Morbo di Wilson

Questa malattia viene trasmessa con carattere autosomico recessivo (per avere la malattia devono essere alterati entrambi i geni che la identificano) ed è caratterizzata da una alterata escrezione di rame da parte del fegato con accumulo del metallo a livello del fegato stesso oltre che a carico del sistema nervoso centrale e di altri organi.

La malattia ha una prevalenza di 1/25.000. Il gene responsabile è implicato nel trasporto del rame e attualmente si conoscono più di 100 mutazioni del gene coinvolto e la più frequente è Hys 1069 Glu.

Manifestazioni cliniche
In genere l’esordio di malattia compare nella seconda decade di vita, ma il quadro è particolarmente variabile.

A livello del fegato, si può osservare un aumento aspecifico delle transaminasi, che in alcuni casi, rari peraltro, assumono le caratteristiche di un’epatite acuta o addirittura fulminante (con transaminasi anche 20-30 volte la norma), con severa insufficienza epatica, frequente coinvolgimento neurologico e frequente associazione con grave anemia emolitica (i globuli rossi si rompono) tale da richiedere un trapianto di fegato in urgenza quale unica terapia.

Dal punto di vista del quadro neurologico, per l’accumulo di rame in una determinata sede del cervello (prevalentemente i nuclei della base), ci possono essere alterazioni simili alla malattia di Parkinson con tremori e difficoltà a parlare, rigidità e un aumento del tono muscolare. Talvolta la malattia si può presentare con un quadro psichiatrico puro, con alterazioni del comportamento, grave depressione o psicosi. L’anello corneale di Kayser-Fleischer, visibile solo con una determinata apparecchiatura (lampada a fessura) è piuttosto tipico di questa malattia, ma purtroppo non sempre presente.

Diagnosi
agevole quando sono presenti almeno due dei seguenti elementi (criteri di Sternlieb):

- anello di Kayser-Fleischer,
- ceruloplasmina (proteina che lega il rame) < 20 mg/dl,
- rame urinario > 100 ug/24 h,
- rame epatico > 250 ug/g del peso secco (con la biopsia epatica).

Soprattutto nei casi dubbi nella diagnosi, può essere di aiuto la risposta della cupruria (rame urinario) alla chelazione (quindi all’uso di un farmaco che permette di legare il rame) mediante il test alla D-penicillamina.

Alla RMN cerebrale è possibile trovare delle lesioni a carico dei nuclei della base. La ricerca delle mutazioni genetiche risulta difficile a causa dell’elevato numerosi di mutazioni che possono determinare la malattia.

Terapia
Dovrebbe essere iniziata prima della comparsa dei segni neurologici e consiste nella riduzione dell’apporto di rame con il cibo (evitando i cibi ricchi di rame come fegato, funghi, cacao, cioccolata, noci e crostacei), e nella somministrazione del farmaco chelante D-penicillamina (1-3 g/die) per bocca, in più dosi.

Se questo farmaco non dovesse essere efficace, dovrebbe essere sostituito con un altro agente chelante, come il trietilene tetramina (trientine) o l’ammonio Tetratiomolibdato.

Lo zinco, che inibisce l’assorbimento intestinale di rame, rappresenta anch’esso un buon farmaco alternativo. Viene dato come zinco acetato, da 100 a 150 mg al giorno in tre o quattro somministrazioni almeno un’ora prima dei pasti. Il farmaco appropriato va quindi continuato a vita.

I pazienti con morbo di Wilson non trattati muoiono per complicanze epatiche e/o neurologiche, più raramente per complicanze renali o ematologiche.

La prognosi nei pazienti che assumono quanto prima e in modo continuativo la D-penicillamina è in genere ottima ma dipende dall’epoca di inizio, dalla costanza nella cura e dalla risposta individuale alla terapia.

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