Umbria: scarseggiano le risorse per i nuovi farmaci – protesta EpaC & Cittadinanzattiva
La delibera della Regione Umbria c’è. I centri autorizzati a prescriverli sono già stati allertati. Eppure i nuovi farmaci salvavita per l’epatite C non sono ancora disponibili perché manca l’ultimo, decisivo passaggio, l’approvvigionamento concreto. “Se non ora, quando?” si chiedono i pazienti.
“Ogni giorno che passa, i pazienti vedono allontanarsi l’unica possibilità di bloccare l’evoluzione della patologia, con il rischio sempre più forte di andare incontro allo scompenso epatico, al decesso o al trapianto di fegato, per i più fortunati”, afferma Massimiliano Conforti, vice presidente di EPAC, Associazione EpaC Onlus-Pazienti affetti da Epatite C.
L’epatite C è una delle più insidiose malattie del fegato. Da circa due anni sono disponibili due nuovi farmaci i cui principi attivi sono boceprevir e telaprevir che, associati alle terapie precedenti, riescono a bloccare la progressione della malattia e ad assicurare la guarigione in molti casi. Possono quindi essere considerati dei veri e propri farmaci salvavita. Ma ancora molti pazienti umbri con Epatite C devono aspettare: pochissimi sono già in terapia con questi farmaci.
“Apprezziamo che la Regione Umbria lo scorso 11 febbraio abbia deliberato l’inserimento di questi due nuovi farmaci nel prontuario terapeutico regionale, ma continuano ad esserci problemi”, afferma Anna Rita Cosso Segretaria regionale Cittadinanzattiva dell'Umbria. “Ci è giunta la segnalazione di un paziente di Terni che si è visto espressamente rifiutare il farmaco dalla farmacia della ASL senza che gli venissero date motivazioni, adducendo genericamente come spiegazione problemi di approvvigionamento”.
Secondo quanto risulta a Epac e Cittadinanzattiva, si stanno formando delle vere e proprie liste di attesa con decine di pazienti che aspettano di essere curati. La terapia standard usata fino a oggi non permette di curare tutti i pazienti. L’introduzione di questi nuovi farmaci che agiscono direttamente contro il virus ha incrementato in media del 30% le possibilità di guarigione dando speranza a chi falliva con le precedenti terapie, e in particolare ai pazienti in fase avanzata di malattia. Ma i ritardi rischiano di vanificare tutto questo. La cirrosi ha un’evoluzione tale che da un certo punto in avanti la somministrazione di questi farmaci diventa impossibile, inutile, se non addirittura controproducente e dannosa.
La Regione Umbria sta facendo la sua parte, ma ancora molto c’è da fare insieme alle Aziende Sanitarie di Perugia e Terni al fine di garantire concretamente l’approvvigionamento e quindi l’accesso a queste terapie, per superare uno stallo che coinvolge anche i medici, poco propensi prescrivere farmaci che poi non vengono dispensati.
“Ma è importante che lo facciano presto”, osserva Massimiliano Conforti. “Sommando questo ritardo a quelli accumulati a livello nazionale, i pazienti hanno già aspettato per 18 mesi questi nuovi trattamenti, e non è accettabile dilungarsi ulteriormente. Non si può giocare ancora con la pelle dei pazienti e non capiamo perché i cittadini umbri con epatite C debbano essere discriminati rispetto ai pazienti di altre regioni”.
Leggi la Rassegna Stampa