Quali sono le strategie terapeutiche/d’intervento per poter gestire la piastrinopenia in caso di interventi/procedure invasive?
La trasfusione piastrinica è stata fino ad oggi il gold standard per la correzione della forma più severa di trombocitopenia, ma questa soluzione si rivela spesso inadeguata e inefficace per diversi fattori: la disponibilità di piastrine è infatti scarsa, la trasfusione comporta rischi infettivi e sovraccarico emodinamico e la sua efficacia sull’aumento delle piastrine non solo non è prevedibile, ma in ogni caso non arriva a compensarne totalmente la carenza.
Nell’indagine condotta da Epac3, inoltre, è emerso che le soluzioni terapeutiche attuali siano considerate poco efficaci dai pazienti stessi e che quindi godano di una scarsa fiducia: nel 96% dei casi, i partecipanti hanno affermato di desiderare soluzioni alternative, con addirittura il 60% che si dichiara pronto ad accettarle a prescindere dalle condizioni.
L’indagine riporta un quadro preoccupante, in cui le scelte dei pazienti, anche nella vita quotidiana, sono fortemente condizionate dalle limitate opzioni di cura disponibili per la gestione della trombocitopenia severa.
Tuttavia, all’interno di questo contesto si è inserita da poco una nuova soluzione terapeutica, che offre grandi vantaggi sia al paziente che agli specialisti ed al sistema sanitario. Ci riferiamo a Lusutrombopag, una terapia farmacologica orale che induce l’aumento della conta piastrinica oltre la soglia delle 50mila unità/L, con un’efficacia che sfiora il 90%, e da assumere a casa prima di procedure invasive, evitando così di dover ricorrere a trasfusioni piastriniche.
La revisione scientifica è stata curata dal professor Umberto Vespasiani Gentilucci, Medico Medicina clinica ed Epatologia - Professore Associato di Medicina interna – Campus Biomedico di Roma.
Contenuti elaborati e pubblicati a maggio 2021
Progetto realizzato con il sostengo incondizionato di Shionogi
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